
ROBERTO ALTMANN
FORME INFNITE
a cura di Gregorio Fornaciai
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07.11.2025 - 24.11.2025
ROBERTO ALTMANN
Forme Infinite
Testo critico a cura di Gregorio Fornaciai
Roberto Altmann dipinge con il corpo e sul corpo.
Lo attraversa, lo ascolta, lo disgrega. Nei suoi quadri il corpo non è una figura da rappresentare, ma una materia viva, mutevole, che si costruisce e si smonta sotto il peso del colore.
Le Forme Infinite che danno il titolo alla mostra non sono variazioni su un tema, ma tentativi, aperture, traiettorie. Ogni opera è un frammento di una trasformazione in corso. Il gesto pittorico — spesso rapido, incisivo, fisico — non cerca una definizione ma una presenza. E questa presenza non è mai nitida: si intravede tra strati di colore, emerge e poi ricade nel caos.
Altmann lavora contro la superficie liscia: la sua pittura è ruvida, stratificata, densa. Il pennello incide, graffia, accarezza.
Le tele sembrano respirare, come se trattenessero un movimento, una memoria, un impulso.
In un’epoca che consuma immagini a velocità altissima, Altmann rallenta. Torna alla pittura come spazio di contatto, di conflitto, di resistenza. Ogni opera è una domanda aperta, un corpo in attesa, un confine che si sposta.
Non c’è una risposta definitiva, solo forme che continuano a cambiare.
Se la figura umana è il punto di partenza, non lo è mai come soggetto da ritrarre, ma come tensione da attraversare. Come dice lo stesso Altmann, questa mostra è l’ultima tappa di una lunga ricerca sulla forma e sull’immagine: “non una costanza, ma una continua deriva.” La figura perde la sua funzione rappresentativa e si trasforma — o si rivela — come campo di energia, di emozione, di pensiero. Non c’è un messaggio da trasmettere, ma piuttosto un disorientamento da vivere.
Altmann appartiene a quella linea di pittori per cui l'immagine è sempre qualcosa da mettere in discussione. Nella sua pratica non c’è una verità da affermare, ma una tensione da tenere viva: tra ciò che appare e ciò che si nasconde sotto, tra la tradizione e la sua continua messa in crisi. Come scrive il critico Luciano Caprile, la sua pittura non lancia messaggi diretti, ma fa percepire lo smarrimento del presente, in bilico tra memoria e instabilità.
Anche sul piano tecnico, Altmann sperimenta: alcune opere incorporano collage non come ornamento, ma come correzione, come ferita o interruzione. Sono strati, inserti, frammenti che spezzano la superficie per renderla più viva, più incerta. In fondo, ciò che interessa all’artista non è l’immagine compiuta, ma tutto ciò che si muove dentro e attorno ad essa:
“una pittura in cerca, sempre in cerca di altro.”
